2.10.12

Non sono un mammo, sono papà!
 
Sessantaduemila uomini si alzano dal letto la mattina per preparare colazioni, portare figli a scuola, cucinare, fare la spesa e pulire casa.
Iniziava così l’articolo "Avanza l'esercito dei mammi" pubblicato dal Corriere.it.
La semplificazione giornalistica porta spesso a coniare nuovi termini che, al di là della popolarità che possono poi ottenere, non sempre sono corretti. Del «mammo» si iniziò a parlare con insistenza quando uscì «Mrs. Doubtfire», il film in cui Robin Williams si camuffava in un’attempata governante pur di continuare a vedere regolarmente i propri figli dopo il divorzio dalla moglie: in quel ruolo si ritrovava a cucinare, fare pulizie, organizzare la vita dei ragazzi. Da allora questo nomignolo non ce lo siamo più levati di mezzo.
I «mammi», nell’articolo citato, sarebbero «lavoratori casalinghi che si occupano della gestione di figli e casa, invece che lavorare sotto padrone fuori dalle mura domestiche». Penso che sia già abbastanza fastidiosa l’equiparazione mamma-casalinga, che rimanda ad un’epoca per fortuna trapassata in cui la donna poteva essere solo l’angelo del focolare e l’uomo l’unico titolato a provvedere al sostentamento della famiglia.
Ancora più fastidioso è l’automatismo per cui se un uomo si occupa assiduamente dei figli diventa subito un «mammo».
Le cose sono molto cambiate nel corso degli anni. I padri di oggi sono molto diversi da quelli di ieri, che poi sono stati i loro padri e oggi sono i nuovi nonni, a loro volta diversi dai nonni delle passate generazioni, che fanno con i nipotini cose che non hanno mai fatto con i loro stessi figli.
In Italia non siamo forse al livello di altre nazioni realmente evolute, come i Paesi scandinavi, dove le pari opportunità lo sono per davvero e non esistono solo come intitolazione di un ministero. Paesi dove è normale che anche un uomo si prenda giorni di astensione dal lavoro per «paternità». E dove nessuno si sorprende nel vedere uomini che spingono i passeggini o che imboccano i pargoli sul seggiolone al tavolo del ristorante.

Ci sono molti padri oggi che partecipano alle incombenze domestiche e che si dedicano alla cura dei figli. Che non si limitano a giocare con loro ,cosa che per inciso forse molti genitori, maschi o femmine che siano, fanno troppo poco,
padri che partecipano ad ogni aspetto della vita dei figli, accompagnandoli o riprendendoli a scuola, aiutandoli nei compiti, partecipando alle riunioni di classe, preparando il pranzo o la cena, accompagnandoli dal pediatra e accudendoli in caso di malattie. E che magari sanno pure andare da soli nei negozi a comprare loro dei vestiti senza sbagliare taglia e senza fare troppi danni con gli abbinamenti di colore.
Non sono dei superman, sono uomini normali. E non serve inventarsi nuovi termini per definirli. Mamma è una parola stupenda, è per antonomasia la prima che si impara nella vita e da sola dice tutto. Non merita di essere storpiata.
E poi c’è già un termine bellissimo, il più bello di tutti, per gli uomini che si occupano di figli: «papà».

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