8.2.13

BAMBINI E CIBO: I SIGNIFICATI EMOTIVI
 
L’alimentazione non è semplicemente il momento di soddisfazione di un bisogno fisiologico, ma è un’attività cui l’individuo attribuisce molteplici significati. L’alimentazione, fin dai primissimi anni di vita, rappresenta un momento fondamentale nella vita dell’individuo. Già nel neonato l’alimentazione assume connotazioni comunicative e simboliche: la relazione madre-bambino che si sviluppa nel momento dell’alimentazione, è centrale sia per la formazione del legame di attaccamento sia per la strutturazione dei rapporti di reciprocità.
L’obesità in età evolutiva ha assunto proporzioni preoccupanti e comincia a diffondersi anche nei paesi meno industrializzati. Lo studio dell’obesità in età evolutiva riveste molta importanza, sia per l’incidenza crescente di tale condizione sia per il fatto che il bambino obeso diventa spesso un adulto obeso.
In questo articolo analizzeremo i fattori psicologico-relazionali che hanno un’influenza sulla patogenesi del disturbo. Già nel 1940 Hilde Bruch, riesaminando una sindrome attribuita ad una ignota disfunzione della ghiandola ipofisaria (sindrome di Fröhlich) caratterizzata da grave obesità, sostenne che questi bambini erano grassi soprattutto per iperalimentazione e mancanza di attività fisica. La scoperta fece epoca anche perché l’autrice correlò l’obesità del bambino alla relazione con della madre nei confronti di un figlio non voluto, al quale offriva cibo come sostituto dell’amore materno. Nel 1937 Kahn rilevò che il 32% dei bambini obesi considerati nella sua ricerca presentavano un aumento ponderale associato a esperienze traumatiche di separazione dei genitori. Secondo l’ipotesi sviluppata da questo autore il bambino obeso si identificherebbe con una madre depressa e la relazione sarebbe caratterizzata dalla sensazione di un vuoto affettivo interno. Ne risulterebbe una condizione emotiva di alta sensibilità agli stimoli interni ed esterni e l’instaurarsi di una relazione automatica tra emozioni incontrollabili e assunzione di cibo.
Pur riconoscendo, secondo i più recenti orientamenti, che il bambino è un soggetto attivo, dotato di specifiche competenze e capacità, resta vero che nell’infanzia vi è una maggiore dipendenza dai comportamenti di accadimento dell’adulto. L’ambiente familiare e in modo specifico le relazioni con i genitori hanno un ruolo determinante nello sviluppo e nel mantenimento dell’obesità in età evolutiva. Gli aspetti qualitativi e quantitativi dell’alimentazione del bambino sono notevolmente influenzati dall’ambiente e in particolare la famiglia gioca un ruolo importante sia nello sviluppo che nella prevenzione dei problemi di peso del minore. Alcuni studi hanno dimostrato che l’atto di osservare il comportamento alimentare qualitativamente e quantitativamente disfunzionale dei propri genitori, può indurre il bambino a imitarlo e ad apprenderlo come comportamento giusto e apprezzabile. Un’altra modalità di comportamento genitoriale che può influenzare lo sviluppo e il mantenimento dell’obesità in età evolutiva è rappresentata da un utilizzo del cibo da parte dei genitori con il fine di soddisfare i bisogni emozionali dei loro figli o di promuovere un comportamento adeguato. Tale comportamento genitoriale, interferendo con l’abilità del bambino di regolare la gestione della propria alimentazione, può contribuire all’insorgenza o al mantenimento dell’obesità. L’utilizzo del cibo da parte dei genitori come risposta a difficoltà comportamentali del figlio che non sono associate alla fame può interferire con lo sviluppo dell’abilità del bambino di percepire i propri reali stimoli della fame e della sazietà.
La gestione del tempo libero è una variabile importante nel determinare l’aumento del peso nei bambini.
La qualità del tempo trascorso con i pari o la quantità di tempo passata a guardare la televisione hanno diverse conseguenze sull’aumento del peso del bambino. La qualità delle relazioni sociali sperimentate dal bambino, inoltre, ha importanti risvolti sulla sua psicologia, poiché il bambino che è rifiutato a ha poche abilità sociali è ad alto rischio di sviluppo di problemi psicologici sia in infanzia che in età adulta. Il bambino con problemi di sovrappeso o obesità corre maggiormente il rischio di essere oggetto di derisione e del conseguente rifiuto da parte dei compagni da cui può derivare una diminuzione dell’autostima nel bambino e ridotte occasioni di scambi sociali come ad esempio una limitazione nelle attività sportive.
Per concludere, all’interno di un sistema familiare nel quale si manifesta un problema di obesità infantile, i modelli relazionali e i problemi di comunicazione devono essere considerati interconnessi. Il sistema familiare appare un campo di osservazione adeguato per un approccio integrato e unitario: per conoscere il bambino obeso occorre conoscere la sua famiglia. Nella condizione dell’obesità, il disturbo biologico, la sofferenza psichica e la qualità delle relazioni con l’ambiente dell’individuo obeso non risultano uno effetto dell’altro, ma sono in interazione, reciproca e simultanea, con modalità ed effetti varabili da soggetto a soggetto.
La fonte:  http://www.telemedicinaobesita.org

Nessun commento:

Posta un commento