BAMBINI E CIBO: I SIGNIFICATI EMOTIVI
L’alimentazione non è semplicemente il momento di soddisfazione
di un bisogno fisiologico, ma è un’attività cui l’individuo attribuisce
molteplici significati. L’alimentazione, fin dai primissimi anni di vita,
rappresenta un momento fondamentale nella vita dell’individuo. Già nel neonato
l’alimentazione assume connotazioni comunicative e simboliche: la relazione
madre-bambino che si sviluppa nel momento dell’alimentazione, è centrale sia per
la formazione del legame di attaccamento sia per la strutturazione dei rapporti
di reciprocità.
L’obesità in età evolutiva ha assunto proporzioni preoccupanti e
comincia a diffondersi anche nei paesi meno industrializzati. Lo studio
dell’obesità in età evolutiva riveste molta importanza, sia per l’incidenza
crescente di tale condizione sia per il fatto che il bambino obeso diventa
spesso un adulto obeso.
In questo articolo analizzeremo i fattori
psicologico-relazionali che hanno un’influenza sulla patogenesi del disturbo.
Già nel 1940 Hilde Bruch, riesaminando una sindrome attribuita ad una ignota
disfunzione della ghiandola ipofisaria (sindrome di Fröhlich) caratterizzata da
grave obesità, sostenne che questi bambini erano grassi soprattutto per
iperalimentazione e mancanza di attività fisica. La scoperta fece epoca anche
perché l’autrice correlò l’obesità del bambino alla relazione con della madre
nei confronti di un figlio non voluto, al quale offriva cibo come sostituto
dell’amore materno. Nel 1937 Kahn rilevò che il 32% dei bambini obesi
considerati nella sua ricerca presentavano un aumento ponderale associato a
esperienze traumatiche di separazione dei genitori. Secondo l’ipotesi sviluppata
da questo autore il bambino obeso si identificherebbe con una madre depressa e
la relazione sarebbe caratterizzata dalla sensazione di un vuoto affettivo
interno. Ne risulterebbe una condizione emotiva di alta sensibilità agli stimoli
interni ed esterni e l’instaurarsi di una relazione automatica tra emozioni
incontrollabili e assunzione di cibo.
Pur riconoscendo, secondo i più recenti
orientamenti, che il bambino è un soggetto attivo, dotato di specifiche
competenze e capacità, resta vero che nell’infanzia vi è una maggiore dipendenza
dai comportamenti di accadimento dell’adulto. L’ambiente familiare e in modo
specifico le relazioni con i genitori hanno un ruolo determinante nello sviluppo
e nel mantenimento dell’obesità in età evolutiva. Gli aspetti qualitativi e
quantitativi dell’alimentazione del bambino sono notevolmente influenzati
dall’ambiente e in particolare la famiglia gioca un ruolo importante sia nello
sviluppo che nella prevenzione dei problemi di peso del minore. Alcuni studi
hanno dimostrato che l’atto di osservare il comportamento alimentare
qualitativamente e quantitativamente disfunzionale dei propri genitori, può
indurre il bambino a imitarlo e ad apprenderlo come comportamento giusto e
apprezzabile. Un’altra modalità di comportamento genitoriale che può influenzare
lo sviluppo e il mantenimento dell’obesità in età evolutiva è rappresentata da
un utilizzo del cibo da parte dei genitori con il fine di soddisfare i bisogni
emozionali dei loro figli o di promuovere un comportamento adeguato. Tale
comportamento genitoriale, interferendo con l’abilità del bambino di regolare la
gestione della propria alimentazione, può contribuire all’insorgenza o al
mantenimento dell’obesità. L’utilizzo del cibo da parte dei genitori come
risposta a difficoltà comportamentali del figlio che non sono associate alla
fame può interferire con lo sviluppo dell’abilità del bambino di percepire i
propri reali stimoli della fame e della sazietà.
La gestione del tempo libero è
una variabile importante nel determinare l’aumento del peso nei bambini.
La
qualità del tempo trascorso con i pari o la quantità di tempo passata a guardare
la televisione hanno diverse conseguenze sull’aumento del peso del bambino. La
qualità delle relazioni sociali sperimentate dal bambino, inoltre, ha importanti
risvolti sulla sua psicologia, poiché il bambino che è rifiutato a ha poche
abilità sociali è ad alto rischio di sviluppo di problemi psicologici sia in
infanzia che in età adulta. Il bambino con problemi di sovrappeso o obesità
corre maggiormente il rischio di essere oggetto di derisione e del conseguente
rifiuto da parte dei compagni da cui può derivare una diminuzione dell’autostima
nel bambino e ridotte occasioni di scambi sociali come ad esempio una
limitazione nelle attività sportive.
Per concludere, all’interno di un sistema
familiare nel quale si manifesta un problema di obesità infantile, i modelli
relazionali e i problemi di comunicazione devono essere considerati
interconnessi. Il sistema familiare appare un campo di osservazione adeguato per
un approccio integrato e unitario: per conoscere il bambino obeso occorre
conoscere la sua famiglia. Nella condizione dell’obesità, il disturbo biologico,
la sofferenza psichica e la qualità delle relazioni con l’ambiente
dell’individuo obeso non risultano uno effetto dell’altro, ma sono in
interazione, reciproca e simultanea, con modalità ed effetti varabili da
soggetto a soggetto.
La fonte: http://www.telemedicinaobesita.org
La fonte: http://www.telemedicinaobesita.org
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