17.1.13

I farmaci passano dalla madre al figlio attraverso l'allattamento?

L’utilizzo di farmaci durante l’allattamento è sempre stato uno dei motivi più frequenti di interruzione, seppur temporanea, dell’allattamento al seno.
Sicuramente la sospensione dell’allattamento è la soluzione più facile, ma tale rimedio viene spesso dato troppo frettolosamente, senza valutare se sia veramente necessario.
L’atteggiamento, in alcuni casi eccessivamente prudente, viene incentivato dai foglietti illustrativi dei farmaci che, spesso, contengono la frase “controindicato in gravidanza ed in allattamento”, inserita con l’unico obiettivo di evitare conseguenze medico-legali per la casa produttrice, senza alcun riferimento a studi scientifici.
 
 
Cosa fare?
Il consiglio è quello di rivolgersi al proprio pediatra curante che in primo luogo valutarà se assumere quel farmaco sia veramente necessario.
 
Nel caso in cui sia necessario, come si fa a sapere se quel farmaco passa nel latte ?
La maggior partedei farmaci passa nel latte materno, ma la gran parte di essi, quando assunti alle dosi terapeutiche, non ha effetti sulla produzione del latte o sulla salute del lattante.
A parte rare eccezioni la concentrazione dei farmaci nel latte è molto bassa e, in generale, si può affermare che la dose assunta dal lattante non supera l’1% di quella introdotta dalla mamma (anche se ci sono eccezioni).

La quantità che vi passa, comunque, dipende da vari fattori tra i quali:

  1. la dose di farmaco assunto dalla nutrice,
  2. la via di somministrazione,
  3. la sua capacità di penetrare nei grassi (lipofilia): tanto più è lipofilico, tanto più il farmaco penetra nel latte,
  4. la sua capacità di legarsi alle proteine del sangue materno: i farmaci legati alle proteine diffondono meno facilmente nel latte,
  5. la durata di attività del farmaco nel sangue materno (emivita): attenzione ai farmaci con emivita lunga per la possibilità che si accumulino progressivamente nel sangue materno (se possibile preferire farmaci con emivita breve),
  6. il rapporto che si crea tra quantità presente nel latte e quantità presente nel sangue materno (rapporto L:P),
  7. la capacità di assorbimento di quel farmaco da parte dell’intestino della mamma e del neonato (biodisponibilità),
  8. lo stato di salute e l’età del bambino: i neonati, soprattutto i pretermine, sono a maggior rischio di presentare alti livelli ematici dei farmaci trasmessi a causa dell’immaturità del fegato e dei reni necessari per il loro metabolismo ed eliminazione,
  9. il giorno di lattazione: nei primi giorni di vita il colostro viene assunto dal neonato in una quantità tanto modesta che, di conseguenza, la quantità di farmaco che arriva al bambino sarà molto bassa,
  10. se quel farmaco è stato approvato per l’uso nella popolazione pediatrica: in caso di risposta affermativa la sua presenza nel latte materno non comporta particolari rischi per il lattante.
Esistono farmaci che una mamma nutrice non deve assumere mai?
Le controindicazioni considerate “assolute” sono limitate e sono quindi pochi i farmaci che necessitano sempre della sospensione dell’allattamento al seno:
  • i farmaci anti-tumorali (ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate)
  • le sostanze radioattive utilizzate in radiodiagnostica (limitatamente alla loro durata di azione)
  • i farmaci antitiroidei (diversi dal tiouracile)
  • il cloramfenicolo

In questi casi è necessario che la mamma sospenda l’allattamento, per alcuni di essi solo temporaneamente, fino al termine della terapia.
Il pediatra consultato fornirà indicazioni su come mantenere la produzione lattea fino al momento della ripresa dell’allattamento al seno.
Per gli altri farmaci ?
Esistono liste preparate dall’Accademia Americana di Pediatria o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e testi di riferimento ad hoc che forniscono informazioni il più possibile dettagliate ed aggiornate ai medici.
 
  • Molti farmaci sono giudicati sufficientemente sicuri tanto da poter essere assunti dalla nutrice con tranquillità.
  • Per molti altri farmaci, compatibili con l’allattamento, gli effetti collaterali, se insorgono, sono in genere “lievi” (letargia e difficoltà alla suzione): è il caso dei farmaci antidepressivi, degli ansiolitici, degli anticonvulsivanti, dei barbiturici, del diazepam, e degli antistaminici.
  • Per altri farmaci, anch’essi compatibili con l’allattamento, gli effetti collaterali possono essere anche “seri”: è il caso dell’ergotamina, del litio, del metimazolo, dell’amodiarone, delle tetracicline, dei sulfamidici. Tali farmaci vanno utilizzati solo quando siano realmente essenziali e non è possibile sostituirli con un’alternativa più sicura.
  • Per altri l’allattamento al seno può continuare, ma la produzione di latte può ridursi: è il caso della Bromocriptina, dei farmaci anti-MAO, dei diuretici e della pillola estroprogestinica (per quest’ultima tali effetti sono trascurabili se si utilizzano le nuove formulazioni).
  • Per un altro ampio numero di farmaci non esiste ancora esperienza e gli studi eseguiti durante l’allattamento sono molto limitati.

Anche in questi casi, se non c’è alternativa e vi è necessità di continuare la terapia, l’invito è quello di continuare ad allattare, in quanto i vantaggi legati all’allattamento sono superiori rispetto ai possibili rischi (presunzione di innocenza e non di colpevolezza !).
La mamma va però informata sull’insorgenza di possibili effetti collaterali nel bambino invitandola, se si presentano, a sospendere il farmaco.
Quali, tra i farmaci più utilizzati, sono da considerarsi sicuri se assunti alle dosi abituali ?
  1. Tra gli analgesici e gli antipiretici: il paracetamolo, l’ac. acetilsalicilico, l’ibuprofene.
  2. La maggior parte dei rimedi per tosse e raffreddore.
  3. Tra gli antibiotici: la penicillina (e derivati), l’eritromicina, le cefalosporine.
  4. La digossina, l’insulina, i broncodilatatori (es. il salbutamolo), la maggior parte degli antiipertensivi.
  5. Gli integratori alimentari contenenti ferro e vitamine.
  6. Tutti i farmaci autorizzati ad essere somministrati direttamente ai bambini nei primi mesi di vita.


 
La fonte:http://www.ospedalebambinogesu.it

6.1.13

Cibi e farmaci : gli accostamenti da evitare
Articolo per grandi e piccini 

Non solo alcolici e caffeina possono interagire con i medicinali, anche succhi di frutta e cibi stagionati sono in grado di alterarne gli effetti.
Se è abbastanza noto che assu­mendo più farmaci contempora­neamente si rischiano interazioni fra principi attivi e si aumentano le probabilità di avere effetti inde­siderati, sembrano invece essere meno conosciute le interazioni tra i farmaci e alcuni alimenti che consumiamo, anche quotidiana­mente. È provato che alcuni cibi presenti sulla nostra tavola posso­no ridurne o potenziarne l’effica­cia e perfino causare la comparsa di problemi, più o meno gravi. Gran parte delle interazioni si ve­rifica a livello dell’assorbimento gastrointestinale dei farmaci, cioè quando questi sono nello sto­maco e nell’intestino: il cibo può avere effetti sia sulla velocità di assorbimento sia sulla quantità di farmaco assorbito. Per questo mo­tivo è molto importante leggere il foglietto illustrativo per capire se si deve assumere il farmaco a sto­maco pieno o lontano dai pasti. Di solito, sul foglietto viene indicato se l’assunzione di particolari cibi può modificare il risultato atteso.
Va prestata attenzione anche alla scelta di ciò che si beve: se l’alcol è senza dubbio il vero antagoni­sta di qualsiasi medicinale, anche le bevande a base di caffeina e di pompelmo possono modificare gli effetti terapeutici desiderati.


Il primo nemico

L’alcol è il nemico numero uno dei farmaci. L’assunzione contem­poranea dovrebbe sempre essere evitata, perché imprevedibile e pericolosa. Infatti l’alcol interferi­sce con l’assorbimento dei
medi­cinali, sovraccaricando soprattutto il fegato, dove sia alcol sia i farmaci sono metabolizzati.

L’assunzione regolare di alcol pro­voca un aumento dell’attività degli enzimi del fegato, che così smalti­scono i farmaci più rapidamente e ne diminuiscono l’efficacia tera­peutica. In altri casi l’alcol può in­vece provocare un sovradosaggio, ovvero la messa in circolo nell’or­ganismo di un quantitativo ecces­sivo di farmaco. In modo partico­lare bisogna fare attenzione ogni volta che ci si mette alla guida o comunque si svolgono attività che richiedono un alto livello di atten­zione: l’interazione fra alcol e far­maci può influire sulla percezione e sulle reazioni, con effetti più gravi in casi di stanchezza, stress e mancanza di sonno.

Chi soffre di allergia e usa antista­minici dovrebbe evitare di asso­ciarli all’alcol: il mix potrebbe in­fatti influenzare lo stato di veglia rallentando i riflessi e potenziare l’effetto indesiderato di sonno­lenza. Gli stessi effetti indesiderati sopraggiungono anche se l’alcol viene abbinato al paracetamolo, così come ad alcuni antibiotici e antimicotici, senza dimenticare che l’alcol potenzia anche l’aggres­sività degli antinfiammatori sulla mucosa gastrica.

Il consiglio di stare alla larga dagli alcolici si trasforma poi in divieto assoluto per i soggetti in terapia con farmaci che agiscono sul siste­ma nervoso.


No al succo di pompelmo

Anche se è una bevanda salutare e dissetante, ricca di vitamina C, il succo di pompelmo interagisce con alcuni farmaci: ne basta solo un bicchiere per variare le con­centrazioni di principi attivi nel sangue e perfino per aumentare gli effetti dei medicinali.

Infatti i componenti del succo di pompelmo e di altri agrumi inibi­scono l’attività di un’enzima inte­stinale, coinvolto nell’assorbimen­to di molti farmaci di uso comune.

La conseguenza è che bevendo succo di pompelmo si può assor­bire una quantità maggiore di far­maci e aumentare quindi anche la probabilità di incorrere in effetti collaterali.

In particolare, il pompelmo è sconsigliato con alcuni medicina­li impiegati nel trattamento della pressione alta (sartani) e favorisce la tossicità dei farmaci destinati alla cura delle aritmie. Infine, in­teragisce anche con alcune benzo­diazepine (per esempio diazapem, alprazolam, triazolam) destinate alla cura di ansia e insonnia.

ANTINFIAMMATORI: SEMPRE A PANCIA PIENA

Ai primi accenni di cefalea o mal di denti molti di noi non esitano a ricorrere agli antinfiammatori: pochi sanno però che è meglio consumarli a stomaco pieno o con del latte.

Quando si accusano dolori si ricorre spesso ai Fans, ovvero agli antinfiammatori non steroidei (sono chiamati anche analgesici): per esempio aspirina, ibuprofene, diclofenac...

La maggior parte di questi sono venduti senza obbligo di prescrizione, come medicinali da banco: è bene sapere però che hanno un forte impatto sulle pareti dello stomaco e che per questo motivo è consigliabile assumerli sempre insieme a cibo o latte.

Inoltre per chi assume antinfiammatori è bene evitare il consumo di alcol, perché questo aumenterebbe il rischio di sanguinamento gastrico.

Fra la categoria degli analgesici rientra anche il paracetamolo, che oltre ad alleviare leggermente il dolore ha anche un’azione antipiretica. Insieme a questo principio attivo, il consumo di bevande alcoliche può far aumentare la possibilità di avere danni epatici.


ANTIBIOTICI: SONO I LATTICINI IL VERO PROBLEMA

Nonostante alcune delle cattive credenze più diffuse additino le uova come nemiche degli antibiotici, pochi sanno che a contrastare davvero la loro efficacia sono i derivati del latte

Gli antibiotici sono farmaci indicati per la cura di infezioni causate da batteri e vengono classificati in diverse categorie in base alla loro struttura chimica. Indipendentemente dalla loro composizione, però, è provato che a rallentare l’azione terapeutica degli antibiotici, in generale, sembrano essere i latticini: latte, yogurt, formaggio, gelati e anche i succhi di frutta arricchiti con calcio. Anche la tiramina, sostanza presente sia in bevande alcoliche sia analcoliche, caffeina, formaggi stagionati, banane, cioccolato, carni e pesce affumicato, vino Chianti o Porto per le lavorazioni a cui sono sottoposti, caffè, derivati del lievito usati come integratori alimentari è da evitare, soprattutto con una nuova classe di antibiotici che include il linezolid, perché potrebbe causare improvvisi aumenti di pressione. Sono ancora molto diffuse alcune false credenze circa i cibi da evitare durante l’assunzione di antibiotici. Si pensa per esempio che le uova non vadano mangiate. Il motivo? Dato che le uova risultano essere pesanti per il fegato, una volta associate all’assunzione di antibiotici, potrebbero sovraccaricare l’organo. In realtà non è vero: tutti i farmaci passano attraverso il fegato e in situazioni fisiologiche normali l’assunzione contemporanea di uova e antibiotici non causa nessun problema. Inoltre molte persone credono che la terapia antibiotica possa indebolire l’organismo e ritengono importante iniziare una cura ricostituente quando si termina il ciclo di cura. Anche questa è una convinzione erronea: il compito degli antibiotici è quello di debellare le infezioni batteriche, che sono le uniche vere responsabili del senso di stanchezza e debilitazione.

Budino al cioccolato per bambini ( anche per bambini intolleranti al latte)

Ingredienti:
250 g di latte di riso
250 g di latte di mandorle
100 g di cioccolato fondente
40 g di zucchero di canna
30 g di farina 00
30 g di farina di riso
4 biscotti senza latte per guarnire

Preparazione:


Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, poi toglietelo dal fuoco e aggiungete il latte, lo zucchero e le farine già miscelate. Rimettetelo sul fuoco fino a portarlo ad ebollizione e continuate a mescolare per evitare che si formino i grumi. Versate il budino ancora caldo nei bicchieri e aspettate che si raffreddi un po' prima di appoggiarvi sopra il biscotto, poi mettetelo in frigo e servitelo come merenda o come dessert a fine pasto.

El juego en la alimentación infantil

Entre los 12 y 18 meses de edad, es muy común que los niños comiencen a comer menos y esto se debe a dos razones: Uno, que crecen a un ritmo más lento y dos a que se vuelven más independientes y tienen como prioridad investigar, correr y jugar.
Es por esta razón que algunos psicólogos y nutricionistas aconsejan que lo mejor es amenizar el momento de la comida pero sin alejar los alimentos, es decir, entretener al niño con actividades que le hagan la comida mas agradable, pero que al mismo tiempo le recuerden que está haciendo algo importante: comer
“La alimentación es un espacio de aprendizaje y para hacerlo agradable se pueden utilizar ciertos juegos, utilizando la misma comida, con formas divertidas, indicándole el color, sabor y textura, sabor”, sostuvo el nutricionista Juan Pablo Aparco, del Centro Nacional de Alimentación y Nutrición.

El especialista recomienda que la madre o cuidadora se siente frente al niño para que tenga un contacto visual, hablándole, contándole un cuento o una canción, pero especialmente dejando que toque los alimentos con las manos.
“A partir de los 8 meses lo niños ya pueden manipular los alimentos, el hecho que coja con las manos no solo va a ayudarlo a que aprenda a comer por si solo, sino a que coma con gusto” resaltó.
Aparco, considera que esta forma interactiva de alimentación debe mantenerse por lo menos hasta los dos años, para asegurar una buena nutrición infantil, la mejor inversión para ello es darse un tiempo para alimentar a los niños.
“A menudo los padres consideran que dar de comer a un niño toma tiempo, pero deben saber que los resultados lo valen pues es la etapa donde se sientan las bases de la alimentación que hará que los niños se desarrollen y crezcan de manera saludable”.
Aunque el juego ayuda a amenizar el momento de la comida, no se aconseja colocar juguetes en la mesa del niño, ni encender la televisión, sino que los propios alimentos se conviertan en formas de juego y aprendizaje.


CONSEJOS PARA FACILITAR LA ALIMENTACION DE LOS NIÑOS
La hora de la comida debe ser un momento agradable para el bebé, de esta forma logrará que disfrute mejor los alimentos, favoreciendo su digestión y alimentación.
La mejor forma de hacer este momento agradable es brindándole afecto, por eso, mírelo, converse con él y concentre toda su atención en su bebé al momento de alimentarlo.
No levante la voz ni regañe a su bebe por no comer, recuerde que está aprendiendo y si este momento lo llena de tensión, mas adelante rechazará la hora de la comida.
Ponga atención a los alimentos que no son de su agrado y déselos en una nueva oportunidad pero al inicio de la comida cuando su apetito es mayor.
No lo deje comiendo solo, acompáñelo siempre y evite elementos distractores como el televisor, opte por jugar con él al momento de la comida.
Alimentar al bebe requiere de paciencia y tiempo, por eso organícese para evitar que la presión o el estrés arruine la tranquilidad de este momento.
Recuerde, mientras mas cercano sea el vínculo afectivo con su bebé, le será mas fácil reconocer cuando tiene hambre o saciedad, y de esta forma lo alimentará mejor.