8.10.12

I disturbi alimentari nei bambini

 
Da sempre le mamme si preoccupano perché i propri figli si nutrano adeguatamentBambino con il cucchiaino in boccae.
L’alimentazione, in quanto elemento osservabile e misurabile attraverso il peso corporeo e la crescita, è da sempre considerata uno dei terreni più fertili per misurare il
sano sviluppo del bambino, soprattutto nei primi anni di vita.

Questa è una delle ragioni per cui un bambino più in carne è spesso considerato più sano e più bello.
L'opinione di molti esperti attualmente è differente: ad oggi si è inclini a considerare che ogni bimbo ha il suo modo di crescere ed i suoi tempi. Catalogare età e pesi è spesso fuorviante. Il più delle volte si deve ammettere che la natura, nella sua perfezione, non sbaglia facilmente... Per un bambino più esile, ad esempio, risulterà più facile muoversi nello spazio e probabilmente camminerà prima.
Considerando che quando il peso aumenta siamo di fronte ad uno sviluppo sano ed equilibrato, lasciamo che sia il nostro pediatra a fare controlli e diagnosi, e non ci preoccupiamo prima del tempo.
Esistono comunque delle difficoltà alimentari, più o meno transitorie e di diversa entità, che sono trattabili in tempi più o meno brevi.
I Disturbi Alimentari nell'Infanzia- Lo Svezzamento
il momento del pastoPer iniziare è bene tener presente che vi sono dei momenti critici in cui l’insorgere di piccoli rifiuti da parte del bambino è favorito dalla tappa di sviluppo che sta vivendo. Uno di questo delicati momenti è quello dello svezzamento, in cui il bimbo passa dai cibi liquidi, come il latte e le tisane, a cibi più consistenti, le pappe.

Quando decidiamo, di comune accordo con il pediatra, che è arrivato il momento di fare il grande passo, è necessario prepararsi per trovare quella tranquillità e quella sicurezza di cui ha bosogno nostro figlio: l’introduzione di un cibo nuovo e di diversa consistenza può essere fonte di ansia per lui, sarà il nostro atteggiamento ad indirizzarlo e guidarlo. Nostro figlio si fida di noi, i nostri occhi sono lo specchio che usa per leggere il mondo, quando ci vedrà sereni e affatto preocupati capirà che il compito è alla sua portata, e lo affronterà al meglio.


I Disturbi Alimentari nell'Infanzia- Introdurre Nuovi Cibi

Superato il primo scoglio dello svezzamento, ci troveremo di fronte all'inserimento graduale di nuovi cibi: il bimbo si troverà a sperimentare sapori, consistenze e colori diversi.
Generalmente ci vuole del tempo perchè il piccolo accetti la nuova varietà.
Tra le problematiche alimentari più frequenti vi è quella del bambino che mangia solo alcuni cibi, a discapito della ricchezza alimentare.
Spesso caratteristiche come il colore o la forma possono influenzare la scelta; in questi casi è necessario operare per riattivare la curiosità verso nuovi sapori; possiamo variare consistenze e forme frullando, arrotolando, tagluzzando... Attenzione a non esagerare, però... Il nostro obbiettivo finale rimane sempre quello di introdurre cibi nuovi, con forma colore e consistenza naturali; quindi una volta accettato il sapore, lavoreremo sul resto...
In altri casi i bambini rifiutano il cibo mettendo in atto condotte di rinuncia, o ricorrendo al vomito.

Il Disturbo dell’Alimentazione della Prima Infanzia

Se l'alimentazione risulta davvero povera e non garantisce una crescita adeguata, si può trattare del Disturbo dell’Alimentazione della Prima Infanzia, ossia l’incapacità di mangiare adeguatamente, come manifestato dalla significativa incapacità di aumentare di peso o dalla significativa perdita di peso durante un periodo di almeno un mese.
Di fronte ad una condizione di questo tipo, è bene escludere ragioni di ordine fisiologico e dopodichè agire prontamente.
Molto spesso l’esordio del sintomo può farsi risalire ad eventi specifici occorsi nella vita del bambino, come una malattia, un trasloco o l’affidamento ad una nuova figura di accudimento...
Il rifiuto del cibo, in questi casi, potrebbe rappresentare una forma di protesta che il bambino metterebbe in atto per opporsi ad un cambiamento.
Il più delle volte il disagio rientrerà non appena il bambino avrà familiarizzato con la nuova condizione; per facilitare il processo è importante tuttavia la cooperazione tra tutte le figure di accudimento, con lo scopo di condividere obbiettivi e strategie, abitudini e routine: pianificare insieme è importante per far sì che il bambino ritrovi sempre le stesse modalità educative.
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La Psicoterapia Familiare
Se tutto questo non porta ai risultati sperati si tenga presente che la psicoterapia familiare offre ottime possibilità di risoluzione.
Per mezzo di uno specifico lavoro psicoterapeutico si avrà la possibilità di indagare sul disagio del bambino e sul miglior modo di rispondere da parte dei genitori e delle altre persone che se ne prendono cura.
È di fondamentale importanza, inoltre, dare il giusto peso al valore relazionale del sintomo: è probabile che il bambino attraverso il suo rifiuto voglia dirci qualcosa.
Un genitore, in condizioni di alimentazione inadeguata del proprio bambino, può sentirsi inadeguato egli stesso, arrivando ad esperire vissuti di ansia e di impotenza, difficili da gestire.
Il bambino, d’altra parte, può leggere la preoccupazione del genitore come un segnale di pericolo ed accentuare il suo stato di disagio. In questi casi c'è il rischio che si instauri un vero e proprio circolo vizioso in cui lo stato emotivo dell'uno mantiene e rafforza lo stato emotivo dell'altro.
Attraverso la terapia si utilizza in modo appropriato la più grande risorsa in nostro possesso: noi stessi. Infatti il momento del pasto ha un valore significativo perché nutriamo nostro figlio, oltre che con gli alimenti, con le nostre emozioni e la nostra affettività, quello che passa attraverso questo canale lo nutre ad un livello profondo, e, attraverso l'azione di un circolo, questa volta virtuoso, potrà proteggerlo da eventuali disagi e blocchi.



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